
Tutti conosciamo la Tari ma quasi nessuno sa quando non va pagata (metaforum.it)
La TARI, regolata dal D. Lgs. n. 507 del 1993, è un costo gravoso per molti cittadini, ma ci sono casi in cui non devi pagarla.
La tassa sui rifiuti, comunemente conosciuta come TARI, è un argomento di grande importanza per milioni di cittadini italiani, specialmente in un contesto economico difficile. Introdotta dal D. Lgs. 15 novembre 1993, n. 507, la TARI è un tributo che i Comuni utilizzano per finanziare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Questa tassa si basa su un sistema di calcolo che considera la superficie dell’immobile e il numero di residenti, creando un’imposizione fissa legata alla grandezza della casa, senza tenere conto della reale quantità di rifiuti prodotti.
Obbligo di pagamento della TARI
Una questione centrale per molti contribuenti è se sia necessario pagare la TARI per immobili disabitati. La normativa attuale stabilisce che la tassa è dovuta per il semplice possesso di locali potenzialmente in grado di produrre rifiuti. Tuttavia, ci sono specifiche condizioni che possono esentare il proprietario dal pagamento.
La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di pagamento della TARI sussiste solo se l’immobile è predisposto all’uso. Se non esistono le diramazioni necessarie per le utenze (come luce, acqua e gas) oppure se queste sono completamente chiuse, il pagamento della tassa non è richiesto. In sintesi:
- Se l’immobile è pronto per l’attivazione delle utenze, la TARI deve essere pagata.
- Se sono necessarie opere strutturali per rendere l’immobile utilizzabile, il proprietario può richiedere l’esenzione.
Per ottenere l’esenzione dalla TARI, è fondamentale dimostrare che l’immobile è oggettivamente inutilizzabile e, quindi, inidoneo a produrre rifiuti. Questa inidoneità deve essere supportata da prove documentali. Secondo la Corte di Cassazione, l’inidoneità deve essere dimostrabile.

Ecco alcuni esempi di immobili esenti dalla TARI:
- Fabbricati inagibili e non utilizzati.
- Immobili in ristrutturazione con regolare autorizzazione, limitatamente al periodo di validità dei lavori.
- Locali riservati a impianti tecnologici, come cabine elettriche o vani ascensori.
- Aree di impianti sportivi dedicate esclusivamente all’attività sportiva, escludendo spogliatoi o uffici.
Inoltre, sono escluse dalla TARI anche le aree comuni condominiali non occupate in via esclusiva, come androni, scale e ascensori. Questa normativa può variare a seconda delle decisioni degli enti locali.
Il regime TARIP e le sue novità
Una novità interessante è il regime TARIP, che premia i cittadini per la riduzione della produzione di rifiuti. Questo sistema calcola la tassa in base al volume o peso effettivo dei rifiuti prodotti, seguendo il principio europeo “Pay As You Throw”. La TARIP si compone di:
- Una quota fissa, determinata dalla superficie dell’immobile.
- Una quota variabile, basata sul numero effettivo di svuotamenti dei rifiuti.
Ogni utente ha un numero minimo di svuotamenti annuali, ma se si supera questo limite, viene applicato un sovrapprezzo per ogni svuotamento aggiuntivo. La monitorizzazione avviene tramite chip sui contenitori, garantendo un calcolo preciso dell’importo da pagare.
Attualmente, oltre 870 Comuni in Italia hanno adottato il sistema TARIP, rappresentando circa l’11% del totale delle amministrazioni comunali. La Regione Veneto è in prima linea in questa evoluzione, seguita dal Trentino Alto Adige e dalla Lombardia. Questo cambiamento non solo supporta un approccio più equo nella gestione dei rifiuti, ma offre anche ai cittadini la possibilità di contribuire attivamente alla sostenibilità ambientale.