Gengis Khan ha davvero massacrato 1.748.000 persone in un’ora? Scopri la verità!

Gengis Khan, figura storica controversa, è al centro di leggende che mescolano realtà e mitologia. Le sue conquiste e la brutalità attribuitagli sollevano interrogativi sulla verità dietro il suo mito.

Gengis Khan, un nome che evoca immagini di battaglie epiche e conquiste senza precedenti, è indubbiamente uno dei sovrani più controversi della storia. Questo condottiero mongolo non ha solo fondato uno degli imperi più vasti, ma è anche noto per atti di crudeltà che fanno impallidire figure storiche famose per la loro spietatezza. Ma quale è davvero il confine tra la leggenda e la realtà in ciò che si narra su di lui?

Le storie su Gengis Khan sono ricche e varie, e molte di esse emergono da un mix di fatti storici e di mitologia. In particolare, molti storici concordano sul fatto che i morti attribuiti a questo leader sono senza precedenti. Durante le sue campagne di conquista che abbracciarono grandi territori come la Cina, la Corea e la parte occidentale dell’Asia, Gengis non si limitò a essere un brillante stratega militare, ma mostrò anche un’insaziabile sete di potere e un disprezzo per la vita umana. Tuttavia, è essenziale considerare le fonti di queste narrazioni per meglio comprendere la figura di Gengis Khan.

Una leggenda in particolare è diventata simbolica della sua brutalità. Si racconta che in un raptus di furia, il conquistatore avrebbe ordinato la morte di ben 1.748.000 persone in sole sessanta minuti, conquistando la città persiana di Nishapur nel 1221. Quello che impressiona è che questo numero corrisponde esattamente alla popolazione stimata della città al momento della sua caduta. Ma ciò che appare sensazionale solleva domande cruciali: era davvero possibile che un solo uomo potesse infliggere tanto male in così poco tempo?

La verità dietro le leggende

Sebbene la storia di Nishapur possa sembrare incredibile, gli studiosi e le ricerche più recenti avallano l’ipotesi che tale cifra sia stata probabilmente sovrastimata o addirittura inventata. In effetti, ci sono esperienze che dimostrano come i massimi esecutori della giustizia dell’epoca, per esempio Gengis Khan e i suoi generali, utilizzarono metodi brutali, ma diversi. Durante la conquista di Nishapur, i cittadini vennero in gran parte decapitati o impeccati, il che suggerisce un processo di uccisione molto più sistematico e meno frenetico rispetto a quanto narrato.

Se un uomo da solo potesse bibolarizzarsi fino a un massimo di 3.600 omicidi all’ora, sulla base della tecnologia e delle pratiche dell’epoca, il numero assegnato a Gengis appare davvero difficile da contestualizzare. Gli storici ritengono infatti che il numero di vittime fosse un modo per intimidire i nemici e affermare il potere dell’impero mongolo, piuttosto che un resoconto accurato degli eventi. Perciò l’idea che Gengis Khan possa essere stato uno spietato torturatore fa parte di una narrazione più grande, usata per consolidare il suo mito.

Leggende bizzarre e propagande

Ma non è solo la questione di Nishapur a sollevare interrogativi sui racconti legati a Gengis Khan. Un altro episodio che evidenzia la strategia di propaganda dei suoi eredi narra di un uomo che tentò di assassinare Gengis. Stranamente, invece di punirlo, il condottiero decise di premiarlo e di conferirgli il comando delle truppe. Questa storia non solo suscita sospetti sulla sua autenticità, ma fa riflettere sull’immagine che i mongoli volevano proiettare. Un leader misericordioso, capace di riconoscere il valore anche nei propri nemici, è una narrazione che crea un contrasto affascinante con le descrizioni di crudeltà e violenza.

Le leggende come queste sono state ampiamente propagate per motivi strategici, per influenzare le percezioni e mantenere il potere. La narrazione che circonda Gengis Khan è quindi una miscela di strategie politiche e miti, una fusione che ha contribuito a rendere la sua figura una delle più impegnative da comprendere nella storia. Le contraddizioni presenti nelle sue storie sollevano interrogativi su quanto ci sia di vero e quanto sia frutto della fantasia o di interessi particolari, rendendo la lettura della sua vita un’avventura affascinante e intrisa di mistero.