Conan il batterio: ecco come sfida le radiazioni!

Il batterio Deinococcus radiodurans, soprannominato “Conan”, sorprende per la sua resistenza a radiazioni letali, aprendo nuove prospettive per proteggere gli esseri umani in missioni spaziali e incidenti nucleari.

Non ha più segreti, o quasi, il batterio che si guadagna il curioso soprannome di Conan. Questo microorganismo, ufficialmente noto come Deinococcus radiodurans, ha sorpreso scienziati e ricercatori per la sua straordinaria capacità di resistere a radiazioni letali. La sua resistenza è così incredibile che questa specie batterica può sopportare dosi di radiazioni mille volte superiori a quelle che sarebbero mortali per qualsiasi organismo sulla Terra. Un recente studio condotto da scienziati della Northwestern University e della Uniformed Services University ha approfondito le caratteristiche di questo batterio, pubblicato sulla rivista degli Stati Uniti PNAS. Queste scoperte potrebbero aprire la strada a nuove molecole progettate per proteggere gli esseri umani dalle radiazioni, utili tanto per gli astronauti durante le missioni spaziali quanto per le persone coinvolte in incidente legati a esposizioni a radiazioni chimiche.

Il nome Conan non è solo un vezzo, ma un chiaro riferimento alle qualità eccezionali di questo batterio. Difatti, il suo nome scientifico, Deinococcus radiodurans, è stato attribuito proprio per mettere in luce il suo notevole livello di tolleranza alle radiazioni. Gli studi passati, condotti dai ricercatori Brian Hoffman e Michael Daly, avevano già rivelato che, quando sottoposto a condizioni estreme di essiccazione e congelamento, Conan è in grado di sopportare radiazioni fino a 140 mila gray. Per capirci, questa misura è 28mila volte superiore a quella letale per un essere umano. Questi dati sorprendenti sollevano interrogativi affascinanti: è possibile che dei batteri simili, sepolti nel suolo di Marte, siano sopravvissuti all’incessante bombardamento delle radiazioni cosmiche? La risposta rimane aperta, ma gli studi ci portano a considerare questa eventualità.

Il segreto della sua resistenza: la molecola antiossidante

La chiave alla base della resistenza di D. radiodurans è una molecola antiossidante che agisce da scudo contro le radiazioni danneggiatrici. Attraverso tecniche di ricerca avanzate, i due scienziati hanno identificato i tre componenti essenziali che formano questa molecola: un atomo di manganese, una molecola di fosfato e una piccola proteina. Questi ingredienti si uniscono per creare un composto innovativo chiamato MDP. Questa composizione chimica è particolarmente promettente, poiché la nuova comprensione che ne emerge potrebbe spronare lo sviluppo di antiossidanti ancor più potenti, basati sul manganese. Questa scoperta non riguarda solo l’esplorazione spaziale, ma ha anche applicazioni dirette nei settori della sanità, della difesa e dell’industria.

Potenziale futuro: le applicazioni delle nuove scoperte

In un mondo in cui la tecnologia avanza a ritmi vertiginosi, le scoperte di Hoffman e Daly offrono una nuova frontiera nel campo delle scienze biologiche e chimiche. Immaginate un futuro in cui gli astronauti, durante le loro missioni tutte le fasi di esplorazione spaziale, possano avere accesso a molecole progettate per proteggere il loro corpo da intensi flussi di radiazioni cosmiche. Inoltre, la possibilità di proteggere individui coinvolti in incidenti nucleari o di esposizione a radiazioni rappresenta un grande passo avanti nella tutela della salute umana. Il compendio di potenziali applicazioni di questo studio è vasto e maestro, e potrebbe trasformarsi in un punto di riferimento per ricerche future, svelando ulteriori sorprese.