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Stop a Starlink: il Pd sfida Musk con due emendamenti anti-SpaceX

Due emendamenti del Partito Democratico, miranti a tutelare il mercato e la concorrenza, stanno facendo discutere per il loro obiettivo di limitare i servizi internet offerti da Starlink, la compagnia di Elon Musk. Queste proposte sono state presentate dai senatori Antonio Licita e Lorenzo Basso e si pongono come una barriera nei confronti della crescente influenza del miliardario nel settore delle telecomunicazioni in Italia. Andiamo a scoprire più nel dettaglio di cosa si tratta.

Il primo emendamento presentato dal Pd è piuttosto significativo, in quanto chiede espressamente il divieto per soggetti che controllano piattaforme online soggette alla regolamentazione del Digital Services Act di fornire servizi di connettività, sia all’ingrosso che al dettaglio, in Italia. Questo significa che aziende come Starlink, ma anche X.com di Musk, si troverebbero impossibilitate a offrire i loro servizi nel nostro paese, creando una sorta di esclusione da un mercato potenzialmente lucrativo. Infatti, X.com conta oltre 45 milioni di utenti in Europa e pertanto ricade sotto l’ambito del DSA che impone vari obblighi a queste realtà.

In sostanza, il DSA richiede alle aziende di presentare relazioni periodiche su vari aspetti legati alla loro operatività, come la rimozione di contenuti dannosi o l’analisi del rischio sistemico in relazione agli abusi. Questo movimento del Pd si articola non solo come una semplice opposizione ai servizi di Musk, ma mira più in generale a garantire la competitività degli operatori locali, evitando il rischio che attori globali possano monopolizzare il mercato della connettività e dei servizi online.

La competitività messa a rischio: un giro di vite necessario

La preoccupazione dei senatori Licita e Basso sarebbe, quindi, quella di evitare situazioni in cui aziende già soggette a regolazione possano esercitare una concorrenza sleale grazie all’integrazione dei loro servizi. Infatti, se questi operatori riuscissero a combinare servizi di connettività e piattaforme social, la situazione diventerebbe insostenibile per le aziende locali, che potrebbero non reggere l’urto di una concorrenza così agguerrita. Attualmente, Starlink e X.com sono entità separate, ma sotto la stessa proprietà, il che rende questo dibattito ancora più rilevante.

Con la proposta di legge, il Pd vuole mantenere le cose più chiare nel panorama telecomunicativo, stabilendo dei limiti ben definiti per l’ingresso sul mercato di nuovi attori e impedendo che la loro potenza economica possa tradursi in vantaggi ingiusti. La preoccupazione è di natura strettamente economica e commerciale, ma anche legata alla qualità e all’uniformità del servizio per i cittadini che potrebbero rimanere penalizzati da una riduzione delle scelte.

Il secondo emendamento: tecnologia satellitare e risorse Pnrr

Il secondo emendamento presentato dai senatori Licita e Basso è di natura più incisiva e concerne l’accesso alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza . In sostanza, questa proposta intende escludere la tecnologia satellitare fornita da attori terzi, come Starlink, dall’accesso a queste risorse. L’idea è che, poiché tali fondi sono già stati oggetto di gara e assegnati a operatori di telecomunicazioni, non abbia senso aprire ulteriormente i cordoni della borsa a nuove realtà che potrebbero, in teoria, sottrarre opportunità a chi ha già investito nella gara pubblica.

Questo aspetto della proposta sembra avere il fine di garantire un corretto uso delle risorse pubbliche e proteggere gli investimenti già effettuati dagli operatori nazionali. La questione è intricata e tocca diversi aspetti della normativa italiana e dell’efficienza del settore, ma il comune denominatore sembra essere un tentativo di stabilizzare il panorama delle telecomunicazioni nel nostro paese, puntando sulla solidarietà e sulla sostenibilità del settore.

Sembra dunque che il dibattito sia solo all’inizio e potrebbe portare a sviluppi interessanti in futuro, mentre i senatori del Pd continuano a lavorare su modifiche che potrebbero influenzare le dinamiche di mercato in Italia e in Europa.

Marco Maggioni

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