Muri storti: l’insolita soluzione contro il riscaldamento globale

Il raffreddamento radiativo emerge come innovativa soluzione per affrontare la crisi climatica, promettendo un abbattimento dei consumi energetici e un’architettura più sostenibile attraverso materiali avanzati e design strategici.

L’attuale crisi climatica è indubbiamente un argomento di discussione centrale oggi. La maggioranza degli esperti ormai concorda nel dire che le attività umane stiano contribuendo al riscaldamento dell’atmosfera terrestre in modo rapido e preoccupante. Questa situazione solleva numerosi interrogativi su come la società possa adattarsi a un ambiente in continua evoluzione, abbracciando l’innovazione per affrontare problemi come l’energia sostenibile, la gestione dei disastri ambientali e la migrazione causata dai cambiamenti climatici. Tra queste innovazioni tecniche si distingue una particolare strategia: il raffreddamento radiativo. Scopriamo insieme questo affascinante tema e il suo potenziale per rivoluzionare il settore dell’architettura.

Il raffreddamento radiativo, noto anche come radiative cooling, rappresenta un concetto interessante che proprio si basa su leggi fisiche. Queste leggi, in particolare quella di Planck, stabiliscono una connessione chiara tra la temperatura di un corpo e la quantità di radiazione elettromagnetica che esso emette. In sostanza, il raffreddamento radiativo utilizza la proprietà dei materiali di emettere radiazione nel medio infrarosso per abbassare la temperatura dell’ambiente circostante. Questo fenomeno avviene emettendo radiazione direttamente verso il cielo e, in ultima analisi, nello spazio. In aggiunta all’emissione di calore, i materiali progettati a questo scopo sono spesso dotati di caratteristiche riflettenti che impediscono l’assorbimento di gran parte della radiazione solare.

Si stima che circa il 20% dell’energia impiegata nelle abitazioni sia destinata al mantenimento di una temperatura confortevole all’interno degli edifici, comportando così un aumento dell’uso energetico nel tempo. I sistemi a raffreddamento radiativo si rivelano promettenti poiché non richiedono elettricità per funzionare, riducendo così la produzione di gas serra e abbattendo i costi delle bollette domestiche. Non è sorprendente, quindi, che la ricerca e lo sviluppo in questo campo stiano guadagnando slancio sempre maggiore, spingendo a riflettere su applicazioni innovative e pratiche per un futuro sostenibile.

Come, dove e quando applicare il raffreddamento radiativo

Le possibilità di applicazione del raffreddamento radiativo sono davvero affascinanti e si estendono a vari ambiti. Ad esempio, strutture come muri e tetti possono beneficiarsi di materiali specifici dedicati, e ci sono anche rivestimenti innovativi che possono applicarsi su superfici esistenti. Sebbene più esigue, altre applicazioni straordinarie includono porte, finestre, pavimenti, automobili, abbigliamento e anche dispositivi elettronici. È interessante sapere che le origini di questa tecnologia risalgono già al XX secolo, quando fu descritta per la prima volta la legge di Planck nel 1900. Allora, i materiali per il raffreddamento radiativo erano statici, vale a dire che non si adattavano alle condizioni ambientali, limitandone così l’efficacia.

Occorre considerare che durante l’inverno, un sistema di raffreddamento passivo potrebbe risultare inefficace nelle aree soggette a grandi variazioni di temperatura. Un sistema che riesce a risparmiare energia d’estate, infatti, finirebbe per cedere il passo a un maggiore consumo per il riscaldamento nei mesi freddi. Tuttavia, è dagli anni 2010 che la tecnologia ha esploso in innovazioni, grazie a nuove generazioni di materiali come polimeri, strutture porose e rivestimenti flessibili. Questi sviluppi consentono la creazione di sistemi più efficienti, in grado di integrarsi meglio con le diverse esigenze climatiche, dando così vita a un’architettura più sostenibile.

L’attuale tecnologia smart, infine, rappresenta un passo successivo: dispositivi che possono adattarsi all’ambiente circostante, andando a gestire attivamente le modalità di raffreddamento e ottimizzando i consumi. Di fatto, il raffreddamento radiativo diventa una soluzione interessante anche in zone con climi più miti, dove le temperature possono richiedere un equilibrio tra riscaldamento e raffreddamento.

Caso studio: muri a zig-zag

Fra le varie applicazioni delle tecnologie di raffreddamento radiativo, un caso di studio intrigante è rappresentato dai cosiddetti “muri a zig-zag“. Queste strutture geometriche, attraverso i loro rilievi caratteristici, offrono vantaggi significativi rispetto ai muri tradizionali. Infatti, la configurazione a zig-zag consente a una porzione della superficie della parete di essere esposta sia al cielo che al terreno, trasformando l’efficienza energetica del sistema. Utilizzando materiali diversi su ciascun lato delle pareti, è possibile ottimizzare in modo strategico l’emissione di calore radiante verso l’alto e verso il basso.

Le simulazioni dimostrano che l’uso di questa geometria può portare a una notevole diminuzione della temperatura interna, con potenziali variazioni di temperatura che possono arrivare fino a 2,3 gradi Celsius. Questo, quindi, si traduce in un abbattimento dei consumi energetici fino al 26%. Non solo questo approccio non compromette le capacità di resistenza termica dei materiali tradizionali, ma offre anche applicate reali per la costruzione o la ristrutturazione di edifici esistenti.

C’è, però, una considerazione importante: per evitare problemi legati alla polvere e alla pulizia, è fondamentale che questi muri a zig-zag comprendano sostanze autopulenti. La polvere potrebbe accumularsi più facilmente rispetto a una parete liscia e verticale. Al momento, l’implementazione di tecnologie di raffreddamento radiativo è ancora nelle fasi iniziali di sviluppo, ma le prospettive sono ampie e intriganti. Si dovranno affrontare aspetti come la commerciabilità, la stabilità dei materiali e l’estetica architettonica, ma gli sviluppi futuri potrebbero cambiare radicalmente il volto delle nostre città. La sfida sarà vedere come queste innovazioni verranno integrate nella vita quotidiana delle persone, rendendo i nostri spazi abitativi più sostenibili.