La scienza continua a sfidare la nostra comprensione dell’universo e recenti ricerche hanno sollevato ipotesi davvero affascinanti. Tra queste c’è l’intuizione che esistano minuscoli buchi neri primordiali, capaci addirittura di “scavare” pianeti e, sorprendentemente, di attraversare materiali quotidiani. L’idea che questi buchi neri possano passare attraverso oggetti familiari, come le rocce o persino i gatti, è tanto curiosa quanto inquietante. Scopriamo insieme cosa dicono gli esperti su questo argomento misterioso e affascinante.
Recentemente, un team di scienziati ha avanzato l’ipotesi che i buchi neri primordiali, formatisi poco dopo il Big Bang, possano esistere e avere un impatto inaspettato. Questi piccoli buchi neri potrebbero, in effetti, interagire con materiali che ci circondano ogni giorno. Le parole del coautore della ricerca, Dejan Stojkovic, gettano nuova luce su questa interessante questione. Ha commentato che le tecniche precedenti di rilevamento di buchi neri primordiali non hanno portato ai risultati sperati. Occorre quindi un approccio innovativo e innovatore nella ricerca di queste entità celesti.
Il documento, pubblicato sulla rivista “Physics of the Dark Universe”, sottolinea un fatto umano e comprensibile: i buchi neri primordiali, sebbene sfuggano alla nostra vista, potrebbero non risultare così evanescenti come si pensava inizialmente. La possibilità di avvistare questi enigmatici oggetti potrebbe ridursi, ma l’impatto di una loro scoperta sarebbe incalcolabile. Un’idea così avvincente da suscitare l’immaginazione di chiunque. Ma cosa sono esattamente i buchi neri primordiali? Vediamo di capirci di più.
Sappiamo che i buchi neri primordiali sono considerati i candidati principali per spiegare la misteriosa materia oscura. Questa forma di materia, invisibile e sfuggente, costituisce circa l’85% della materia nell’universo. Gli scienziati, tra cui Stojkovic e il suo gruppo, affermano che la ricerca dovrebbe abbracciare una gamma di dimensioni che varia notevolmente, da buchi neri enormi a quelli di dimensioni minime. La teoria afferma che un buco nero primordiale incastrato in un grande corpo celeste, come un pianeta, potrebbe ‘consumare’ il suo nucleo. Così facendo, ne influenzerebbe la struttura e la composizione.
D’altra parte, un buco nero di ridotte dimensioni si sposterebbe con velocità incredibili, potendo forare i materiali, creando microscopici tunnel. Questi attraversamenti potrebbero avvenire anche in oggetti che usiamo quotidianamente, rendendo l’idea di una interazione del tutto affascinante. Qualcosa di celestiale potrebbe attraversarci senza che noi ce ne accorgiamo minimamente. Ma com’è possibile che oggetti così piccoli possano avere effetti così grandi? Scopriamolo.
I buchi neri primordiali hanno masse che spaziano da quelle di oggetti astratti come piccoli pianeti a dimensioni anche paragonabili a una normale grande montagna qui sulla Terra. Ma la modalità con cui si formano è assai differente rispetto a quella dei buchi neri tradizionali. Mentre questi ultimi solitamente derivano dall’esplosione di stelle, i primi si ritiene che siano nati da piccole fluttuazioni di energia e materia, avvenute in un’interazione fondamentale nel cosmo circa 13,8 miliardi di anni fa.
Un particolare interessante è che, quando un buco nero primordiale di dimensioni ridotte avanzasse attraverso un materiale solido, creerebbe un minuscolo tunnel, proprio come descritto vorrei chiarire, in termini di rarità. Un buco nero con una massa di circa 10^22 grammi potrebbe generare un foro sottile, di appena 0,1 micron. Per dare un’idea, un capello umano ha uno spessore di circa 70 micron, quindi sarebbe impossibile notare un’alterazione simile senza strumenti adeguati. Inoltre, la ricerca riguardo a buchi neri primordiali si sta avvicinando maggiormente alla comprensione dell’universo e svelare i segreti dell’origine della materia.
Il team di ricerca ha anche menzionato che la probabilità di un buco nero primordiale di attraversare un oggetto solido sulla Terra è davvero minime, rendendo quindi difficile la loro scoperta. Le maggiori possibilità sembrano risiedere nell’esaminare rocce che esistono ormai da miliardi di anni. La statistica è, tuttavia, incoraggiante seppur piccola: è calcolato che lo 0,000001% di possibilità ci sia che un buco nero primordiale abbia effettivamente attraversato un oggetto così vetusto. Questo rende l’impresa affascinante e vale la pena di investire tempo e risorse, secondo gli esperti.
Visto che parliamo di rischi, è interessante riflettere su cosa accadrebbe se dovessimo trovarci di fronte a un buco nero primordiale. La probabilità che un tale incontro possa avvenire nella vita di un individuo o nel ciclo quotidiano di un gatto è talmente bassa da sembrare impossibile. Ma nella remota eventualità che accadesse, ci sarebbero alcune considerazioni importanti. Le tensioni superficiali del corpo umano e di un gatto sono infinitamente più basse rispetto a quelle di un grande corpo celeste.
Questo significa che, nonostante la grande energia cinetica, il passaggio di un buco nero primordiale non causerebbe distruzione. A velocità incredibili, un minuscolo buco nero all’interno di un materiale non avrebbe il tempo di trasferire la sua energia. A spiegare il tutto, Stojkovic usa un’ottima analogia: “Immagina un proiettile che attraversa un sottile strato di vetro. Come una pietra, frantumerebbe il vetro nel secondo caso, ma in modo diverso: un proiettile causerebbe solo un piccolo foro.” È incredibile pensare che oggetti così largamente misteriosi possano avere un impatto così sfuggente e sottile nella nostra realtà quotidiana.
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