Semplificare la competizione del mercato online è diventato un tema centrale per l’Unione Europea. Le preoccupazioni si intensificano attorno ai dazi europei che potrebbero colpire Temu e altri negozi online cinesi. Promettendo di controllare il crescente flusso di pacchi, la Commissione Europea si prepara a implementare nuove misure in risposta a questa situazione commerciale che suscita molteplici interrogativi.
Il Financial Times, in un articolo rivelatore, ha messo in luce i passaggi anticipati da Bruxelles. Secondo fonti interne alla Commissione Europea, ci sono nei piani un insieme di nuovi dazi a carico delle piattaforme e dei negozi online provenienti dalla Cina. L’obiettivo? Rendere più difficile la sorprendente crescita di questi store, che con il loro modello di vendita a basso costo hanno reso la concorrenza un affare complicato per i rivenditori europei. Sono attese misure che potrebbero includere una tassa sui ricavi delle piattaforme stesse, oltre a commissioni di gestione sui singoli articoli aperti all’eccezione delle violazioni.
L’allerta è stata lanciata dal commissario europeo al commercio, Maroš Šefčovič. Secondo le sue stime, entro il 2024, saranno circa 4 miliardi i pacchi spediti dall’Asia agli utenti dell’Unione Europea, una cifra che rappresenta un balzo incredibile rispetto ai circa 1,3 miliardi del 2020. Non solo i numeri sono inquietanti, ma c’è da considerare la caratteristica secondo la quale molti di questi pacchi hanno un valore sotto i 150 euro, eludendo così i normali controlli doganali. Ciò solleva serie preoccupazioni, vista la possibilità di introdurre sul mercato beni pericolosi, tra cui giocattoli contenenti sostanze tossiche.
Le autorità dell’Unione si trovano a fronteggiare il problema della concorrenza sleale. I prezzi bassi praticati dai rivenditori cinesi compromettono la sostenibilità dei commercianti locali, già messi a dura prova da recenti crisi economiche. Non solo queste pratiche pongono un serio rischio agli affari in Europa, ma incrementano anche il numero delle merci pericolose o contraffatte disponibili per i consumatori. Negli anni recenti, le autorità hanno segnalato un numero crescente di tali merci, molte delle quali arrivano direttamente a casa dei consumatori senza un filtro adeguato. Le importazioni a buon mercato di beni difettosi non possono essere ignorate, e quindi si discute di come risolvere questa situazione attraverso petizioni e normative più rigide, senza però penalizzare eccessivamente le aziende europee già in difficoltà.
Su questa scia, il Financial Times ha informato che la nuova Commissione sta definendo i termini di queste misure dal primo dicembre e sta accelerando i lavori per presentare una proposta completa entro febbraio 2025. Il cammino è lungo e sicuramente pieno di ostacoli, ma ci sono segnali chiari di un’azione necessaria da parte dell’Unione Europea. Riuscirà Bruxelles a bilanciare la legislazione settoriale con un accesso equo al mercato per tutti i rivenditori? Solo il tempo potrà dare una risposta concreta a queste importanti interrogativi che si muovono all’interno di uno schema commerciale sempre più complesso.
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