Categories: Astronomia

Mappa dettagliata delle onde gravitazionali nell’Universo: scoperta senza precedenti!

Un team internazionale di ricercatori, guidato dagli astronomi della Swinburne University of Technology, ha realizzato un’eccezionale mappa dettagliata delle onde gravitazionali presenti nell’Universo. Questo straordinario risultato è emerso grazie all’uso innovativo del radiotelescopio MeerKAT in Sud Africa e a una tecnica all’avanguardia chiamata pulsar timing array. La precisione raggiunta in questo lavoro è senza precedenti e permette di catturare segnali gravitazionali su scala galattica, fornendo nuove informazioni sui misteri dell’Universo.

Il procedimento alla base di questa mappatura è davvero affascinante e si basa sull’utilizzo delle pulsar. Queste sono stelle di neutroni che ruotano a velocità incredibili, portando con sé la straordinaria capacità di agire come orologi cosmici naturali. Emettendo impulsi radio con una regolarità sorprendente, le pulsar permettono agli scienziati di rilevare leggeri cambiamenti negli impulsi causati dall’attraversamento di onde gravitazionali. Utilizzando quasi cinque anni di osservazioni del MeerKAT, che è considerato uno degli strumenti più sensibili del mondo, i ricercatori hanno potuto sviluppare il MeerKAT Pulsar Timing Array . Questo strumento ha osservato numerose pulsar ogni due settimane, riuscendo a misurare con precisione quasi al nanosecondo i tempi di arrivo degli impulsi bizzarri e misteriosi. Grazie a questo approccio, i ricercatori hanno finalmente la possibilità di mappare le onde gravitazionali nel cielo, osservando modelli e variazioni che rimette in discussione molte idee precedenti.

Scoperte significative

La mappa ottenuta dalle osservazioni del MPTA è arrivata circa 18 mesi dopo la pubblicazione di altri tre esperimenti internazionali, tra cui quello dell’European Pulsar Timing Array. Inizialmente, il lavoro ha confermato ulteriormente l’esistenza di un fondo cosmico di onde gravitazionali a frequenze estremamente basse, tra 1 e 10 nanoHertz. Questo segnale potrebbe provenire da una popolazione di coppie di buchi neri supermassicci che interagiscono tra di loro. Il risultato ha permesso anche di raccogliere evidenze importanti relative alle onde gravitazionali generate dalla fusione di buchi neri supermassicci. Incredibile, ma in questo caso, il gruppo di ricerca è riuscito a individuare segnali più forti, e tutto ciò in un terzo del tempo rispetto ad esperimenti precedenti a livello globale. Un risultato che certo solleva interrogativi sull’origine dei buchi neri massicci e sulla storia primordiale dell’Universo.

Una nuova direzione nella ricerca

Una scoperta assolutamente sorprendente è stata l’individuazione di una potenziale distribuzione direzionale delle onde gravitazionali. Questo aspetto va a contrastare l’idea precedente di una distribuzione uniforme. I ricercatori, infatti, sono ora focalizzati a comprendere ulteriormente l’origine di questi segnali gravitazionali, cercando le “impronte digitali” dei processi astrofisici sottostanti. I dati acquisiti dalle future osservazioni con l’array MeerKAT promettono di perfezionare ulteriormente le mappe gravitazionali, rivelando misteri cosmici che finora sono stati invisibili e offrendo nuovi spunti sui meccanismi profondi dell’evoluzione dell’Universo. Questa ricerca ha visto la partecipazione di professionisti provenienti da vari enti, inclusi espert* dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e dell’Università di Milano-Bicocca. Le scoperte, di grande rilevanza, sono state documentate in tre articoli pubblicati sulla rinomata rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, un passo significativo nel mondo della astrofisica.

La ricerca continua e chissà quali nuovi segreti l’Universo sarà pronto a rivelare, step by step, attraverso il lavoro di scienziati e ricercatori.

Marco Maggioni

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