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Gli anglosassoni tentarono di imitare questa moneta romana con risultati imbarazzanti

Nel gennaio del 2023, un’affascinante scoperta archeologica ha catturato l’attenzione degli studiosi e appassionati di storia. Un gruppo di archeologi inglesi, precisamente nei dintorni di Attleborough, nel Norfolk, ha rinvenuto quella che sembrava una moneta di epoca romana. Questa moneta, risalente al V-VI secolo d.C., si è rivelata avere una storia molto più intrigante e complessa di quanto inizialmente scoperto. In seguito all’analisi, si è infatti appurato che si trattava di un artefatto falsificato, che nascondeva diverse caratteristiche decisamente strane e fuori dal comune.

Il ritrovamento della moneta ha inizialmente scatenato meraviglia. “Trattasi di un falso molto particolare,” hanno affermato gli archeologi coinvolti nelle indagini. Di per sé, questa moneta è stata realizzata da artigiani anglosassoni, i quali avevano cercato di emulare le monete romane autentiche. Ma il colpo di scena è proprio qui: non solo si trattava di una copia, ma le tecniche utilizzate per fabbricarla mostrano segni di confusione e imprecisione. Nulla da togliere al talento degli artigiani, che hanno tentato di riprodurre una moneta con dettagli e decorazioni dall’imperatore Onorio, sovrano dell’Impero romano d’Occidente, che regnò dal 393 al 423 d.C.

I segni di contraffazione sono davvero evidenti. Se si guarda attentamente la moneta, si noteranno caratteristiche che potrebbero ridere il cittadino romano dell’epoca. In particolare, l’iscrizione al rovescio, che secondo le tradizioni romane doveva essere “RESTITVTOR REIPVBLICAE” , appare modificata in “STITVTOR EIPVBLICAE”. Questa varietà di errori ortografici potrebbe far sembrare buffo il tentativo dei falsari, una sorta di parodia che, probabilmente, avrebbe suscitato ilarità tra i cittadini romani autentici.

Tutto chiarito: l’intento degli artigiani anglosassoni

Ma perché creare un falso? Questa domanda certamente emerge quando si analizzano i risultati delle ricerche. Gli archeologi hanno proposto un’interessante teoria alternativa riguardo il fenomeno della contraffazione. In effetti, c’era un’ipotesi che gli artigiani anglosassoni non stessero cercando di ingannare il mercato con monete false, ma piuttosto di creare oggetti decorativi da abbinare ai loro gioielli o anelli. È possibile che nel periodo storico in cui questa moneta è stata coniata, il contesto fosse già nettamente diverso da quello dell’epoca romana.

Infatti, stiamo parlando di un momento successivo all’abbandono romano della Britannia, quando la cultura e il commercio romani stavano già svanendo. Gli anglosassoni, quindi, si trovavano in un contesto piuttosto peculiare. Difficile pensare che un artigiano anglosassone volesse recarsi a commerciare con mercanti di origine romana utilizzando una moneta così obsoleta, che risaliva a decenni addietro. In un certo senso, questa moneta riflette non solo la cultura artistica anglosassone, ma anche l’inevitabile processo di trasformazione sociale che si stava verificando in quel tempo.

Un pezzo di storia che racconta un’evoluzione culturale

Il ritrovamento della moneta di Attleborough offre dunque uno spaccato affascinante di una realtà storica meno conosciuta. Questa scoperta racchiude in sé non solo un errore di fabbricazione, ma anche una narrazione culturale che ci consente di esplorare i tempi del Medioevo e le dinamiche intese come tentativo di imitazione e mescolanza di culture. La figura dell’imperatore Onorio, simbolo di un’epoca, sembra qui assurgere a una nuova funzione, diventando un punto di riferimento per gli artigiani ispirati dai valori di una civiltà ormai in declino.

Questa storia non è solo di una moneta; è una riflessione su come la storia possa rivelarsi imprevedibile e affascinante. Inoltre, l’analisi di questo singolare falso invita a una più profonda comprensione del periodo anglosassone e delle sue complesse dinamiche sociali e culturali. Ogni piccolo errore su quella moneta ci parla però anche di un’epoca in cui l’identità culturale stava prendendo forma in modi inaspettati e affascinanti, creando una danza di tradizione e innovazione che continua a stimolare illustri riflessioni e studi.

Marco Maggioni

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