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Piracy Shield: quale sarà il destino tra costi insostenibili e blocchi disastrosi?

Il mese di ottobre si è rivelato un periodo tempestoso per Piracy Shield, la piattaforma ideata da AGCOM con l’intento dichiarato di combattere la pirateria audiovisiva, in particolare il fenomeno noto come “pezzotto”. Tra errori clamorosi e polemiche accese, la situazione è degenerata a tal punto da far sorgere interrogativi sulla sua efficacia. Scopriamo nel dettaglio cosa è successo e quali sono le problematiche emerse in questo mese critico.

Piracy Shield: un avvio problematico

Il lancio di Piracy Shield 2.0 e la firma di nuovi protocolli d’intesa avrebbero dovuto rappresentare un passo avanti nella guerra contro la pirateria audiovisiva. Tuttavia, le promesse iniziali sono state disattese in un contesto di crescenti tensioni e conflitti tra le varie parti coinvolte. Il debutto della nuova piattaforma si è tradotto, purtroppo, in una serie di fiaschi e incidenti, esponendo le debolezze di un sistema che doveva essere all’avanguardia. Nonostante le buone intenzioni, il risultato è stato quanto di più lontano dalla speranza. Con blocchi impropri e accuse reciproche che hanno infiammato il dibattito, la credibilità di Piracy Shield è stata messa seriamente in discussione.

L’incidente clamoroso di Juventus-Lazio

Nel contesto di questa situazione già complessa, il 19 ottobre 2024, durante la partita Juventus-Lazio, si è verificato un episodio davvero eclatante. Piracy Shield ha bloccato una Content Delivery Network di Google, portando all’inaccessibilità di servizi chiave come YouTube e Google Drive per un periodo di sei ore! Immaginate il caos: professionisti incapaci di accedere ai loro documenti essenziali proprio quando ne avevano più bisogno. A mitigare un po’ la sciagura, forse, è stato il fatto che l’incidente sia avvenuto nel weekend, un momento in cui molte persone non erano in ufficio. Ma anche questo non basta a placare le critiche.

La responsabilità del disguido è stata attribuita a una segnalazione che, a quanto pare, era stata fatta da DAZN. Ma le dichiarazioni del Commissario di AGCOM, che ha attaccato ferocemente Google, non hanno fatto altro che alimentare le polemiche. Secondo Capitanio, Google avrebbe dovuto prendere provvedimenti più incisivi per rimuovere le app pirata dal Play Store. Le domande, però, restano senza risposta: perché si è arrivati a questo disguido? E qual è il legame preciso tra Piracy Shield e DAZN?

Le tensioni con la Lega Serie A

Le difficoltà non si sono fermate qui. Infatti, la Lega Serie A, che organizza il campionato di calcio italiano, ha fatto sentire la propria voce contro Google, prospettando addirittura un’azione legale per “gravi negligenze”. I vertici della Lega contestano al gigante tecnologico di non aver rimosso dai risultati di ricerca i link che permettono di accedere a streaming illegali, nonostante il blocco operato da Piracy Shield. La situazione si complica ulteriormente, con gli operatori che, attraverso le loro associazioni, sollevano dubbi sulla reale efficacia della piattaforma e sulla totale mancanza di trasparenza nella gestione delle segnalazioni.

Un altro commissario di AGCOM, Elisa Giomi, è intervenuta ritenendo che il malfunzionamento della piattaforma non fosse da attribuire solamente a segnalazioni imprecise, ma a carenze strutturali di Piracy Shield. D’altronde, è diventato sempre più evidente che l’ente sembra non volere accettare critiche, mentre le richieste di sospensione della piattaforma aumentano, specialmente dopo l’incidente sopra citato.

Un’eredità costosa e controversa

Non sono solo i problemi tecnici a preoccupare, ma anche quelli economici. AGCOM ha recentemente approvato una revisione del bilancio per sostenere Piracy Shield, con un aumento delle spese di ben 256mila euro. Cosa implica questo? Che i costi totali per la piattaforma sono schizzati a 2,64 milioni di euro, superando ogni previsione iniziale. Questo budget deve coprire il potenziamento dei servizi cloud necessari al suo funzionamento, eppure sorgono numerosi interrogativi sull’effettiva utilità di tale investimento.

In questo quadro, la Camera dei Deputati sta analizzando approfonditamente il bilancio, chiedendosi se i fondi stanziati possano realmente garantire un miglioramento o se si tratti solo di una continua perdita di risorse. I dati sono allarmanti: oltre 32mila IP sono stati già coinvolti da Piracy Shield dall’inizio della stagione, e i costi di gestione non accennano a calare. A far riflettere, tuttavia, è una nota dell’autorità che diffida DAZN a prestare maggiore attenzione nella raccolta delle prove per il blocco dei domini.

Con un futuro incerto, Piracy Shield si trova a un bivio cruciale. Le istituzioni sono chiamate a riflettere su un sistema che ha rivelato numerose imperfezioni, con l’auspicio che in questo percorso di revisione e miglioramento emergano soluzioni che possano risolvere le problematiche attuali e garantire una lotta più efficace contro la pirateria.

Marco Maggioni

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