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IPTV e pezzotto: l’ad della Serie A chiede alle autorità di identificare gli utenti

Le notizie di queste ore hanno acceso i riflettori su una questione cruciale nel mondo dello sport e della cultura: la pirateria audiovisiva. DAZN, noto servizio di streaming, ha deciso di alzare la posta e sta perseguendo gli abbonati che utilizzano il “pezzotto“, un termine colloquiale per descrivere le soluzioni pirata per accedere ai contenuti a pagamento. Ma le autorità non sono rimaste a guardare. Infatti, la Procura di Catania è coinvolta nel caso, mirando a ottenere i nominativi di chi si avvale di questi sistemi. Questa azione rappresenta un passo significativo nella lotta contro i crimini legati allo sport, e le reazioni delle istituzioni non si sono fatte attendere.

DAZN ha fatto sentire la sua voce in maniera inequivocabile riguardo al fenomeno del pezzotto. L’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, ha commentato dicendo che questo è un problema serio che richiede soluzioni concrete. Ha usato frasi forti per descrivere la situazione: “Stiamo combattendo senza sosta una battaglia a guardie e ladri.” De Siervo ha fatto notare che i pirati informatici usano tecnologie avanzate per ingannare i sistemi di controllo. Ma, e qui arriva la sorpresa, le autorità hanno dimostrato di avere le capacità necessarie per affrontare e smantellare anche le più complesse operazioni pirata.

“Le autorità”, ha continuato De Siervo, “hanno ormai raggiunto un livello di precisione tale da riuscire a colpire anche la più estesa e complessa infrastruttura informatica a disposizione dei pirati.” In quest’ottica, gli utenti stessi che ricorrono a questi mezzi stanno ora affrontando seri rischi legali. La pirateria non è un semplice atto da poco, ma un furto che si colloca al pari degli altri delitti, come ha sottolineato il dirigente sportivo. La mentalità deve cambiare: non è possibile pensare che rubare una partita di calcio non abbia conseguenze.

Le reazioni istituzionali e il costo della pirateria

Anche il ministro Andrea Abodi ha fatto sentire la propria opinione, sottolineando come spendere 10 Euro al mese per il pezzotto rappresenti una sorta di mancia alla criminalità organizzata. Questo è un punto fondamentale: la pirateria non solo danneggia i diritti degli autori e delle produzioni, ma alimenta anche un giro d’affari illecito che sostiene attività illegali. L’aspetto economico è decisivo in questo dibattito, poiché l’industria dei contenuti audiovisivi e sportivi potrebbe subire danni enormi se non si intervenisse con decisione.

Fra i dati rivelati, emerge che nel 2023 si sono registrati circa 319 milioni di atti illegali. Impressionante, non vi pare? Addirittura, si stima che quattro italiani adulti su dieci hanno compiuto almeno un atto di pirateria. Questo scenario allarmante ha ricadute dirette sull’economia del Paese, con perdite potenziali calcolate in oltre 1 miliardo di euro. La fonte di questo danno proviene principalmente dal fatto che la pirateria mina le basi stesse dell’industria creativa.

La lotta della FAPAV e l’impegno delle Forze dell’Ordine

Anche la FAPAV ha espresso il suo sostegno a queste iniziative, evidenziando che questi sforzi non sono solo un duro colpo contro i pirati, ma un tentativo di proteggere i diritti e la creatività italiana. Secondo questa organizzazione, le attività di pirateria non colpiscono soltanto le aziende, ma anche la sicurezza e la privacy degli utenti che si avventurano nella giungla dei contenuti pirata. È un circolo vizioso che va spezzato il prima possibile.

Un’altra statistica preoccupante che emerge dai dati elaborati da Ipsos è la conseguente perdita di posti di lavoro. Circa 11.200 posti di lavoro sono minacciati dalla diffusione della pirateria. Le stime parlano di una perdita di fatturato per l’economia italiana che si aggira attorno ai 2 miliardi di euro. Queste cifre non sono certamente da sottovalutare, poiché impattano praticamente su tutti i settori coinvolti. La cooperazione tra le Forze dell’Ordine, magistratura e organismi di controllo come l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni appare, quindi, non solo raccomandabile, ma assolutamente necessaria.

L’attesa per una nuova consultazione da parte di AGCOM è palpabile; obiettivo: estendere l’azione di blocco anche a contenuti audiovisivi non sportivi, come, ad esempio, le prime visioni e le trasmissioni in diretta. Un passo fondamentale per combattere in modo efficace un fenomeno che continua a rappresentare un’enorme sfida per l’industria culturale.

Marco Maggioni

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