I petroglifi del Pizzo Tresero, ritrovati a 3.000 metri d’altitudine nel Parco Nazionale dello Stelvio, sono una scoperta davvero intrigante. Risalenti all’Età del Bronzo, queste incisioni rupestri non solo sono le più alte d’Europa ma portano con sé il fascino di civiltà passate che abitavano queste montagne. Quello che assomiglia a un segreto intimo della storia rappresenta un’importante finestra sul nostro passato.
Scoperta ai piedi del Pizzo Tresero
Il tutto risale al 2017, quando l’escursionista Tommaso Malinverno ha fatto una scoperta sensazionale: misteriosi segni incisi su rocce che si trovano a strapiombo nella splendida corona montuosa. Queste incisioni, che si collocano temporalmente fra il 1600 e il 1200 a.C., rappresentano figure umane dalla posa particolare con le braccia aperte verso l’alto, e numerosi simboli geometrici che, pur essendo enigmatici, suggeriscono un profondo rapporto con l’ambiente circostante. L’indagine intrapresa dalla Soprintendenza ha messo in moto un’intera serie di ricerche, alimentando la curiosità degli studiosi e degli appassionati della storia antica. Purtroppo, il loro significato rimane avvolto nel mistero, proprio come tanti altri petroglifi venuti alla luce nel passato.
Riti e collegamenti con la natura
Questi petroglifi ci raccontano di un legame intricato tra le comunità dell’Età del Bronzo e il loro habitat naturale. È affascinante pensare come questi antichi abitanti delle montagne sentissero l’urgenza di lasciare un segno delle loro vite su quelle imponenti pareti rocciose. I simboli rappresentati nelle incisioni potrebbero essere indizi di pratiche rituali o spirituali, atti di venerazione verso la natura e gli elementi. I ghiacciai circostanti e la sublime bellezza del paesaggio montano avevano certamente un’importanza cruciale nelle loro vite, influenzando quindi la loro arte. Il mistero rimane intatto, come avviene anche per altre scoperte simili avvenute di recente in diverse regioni.
Un patrimonio di arte rupestre
I glifi di Tresero si inseriscono in una tradizione più ampia, quella dell’arte rupestre lombarda. Questo fenomeno artistico del passato trova un punto di riferimento celebre nella Valle Camonica, una delle prime aree al mondo a ricevere il riconoscimento dell’UNESCO nel 1979 per il suo straordinario patrimonio iconografico. Ma ciò che rende unici i petroglifi del Pizzo Tresero è la loro posizione in alta montagna, a quote dove poche altre incisioni sono state trovate, rendendoli un caso davvero sorprendente. Vi è quindi la possibilità che queste incisioni siano nate come luoghi di culto o santuari della roccia, dove venivano svolte cerimonie sacre e rituali in onore delle divinità locali.
Echo di ecosistemi antichi
Oltre ai petroglifi, queste montagne offrono un’altra finestra sul passato. Nel vicino Parco delle Orobie Valtellinesi, il cambiamento climatico ha portato alla luce vestigia di un ecosistema addirittura risalente al Permiano, circa 280 milioni di anni fa. Nuove scoperte sono emerse dal graduale scioglimento dei ghiacci, con impronte di rettili e anfibi che testimoniano un’era ancora più remota, anteriore ai dinosauri. Queste scoperte si configurano come un’opportunità d’oro per scienziati e ricercatori che cercano di decifrare la storia geologica e biologica delle Alpi, offrendo spunti interessanti su come il nostro pianeta sia cambiato nel tempo.
In questo straordinario mix di natura e storia, le incisioni del Pizzo Tresero diventano simbolo di una connessione profonda e duratura tra gli esseri umani e il loro ambiente, un’eredità che continua a suscitare fascino e meraviglia.