Pitagora, il supercomputer dedicato all’energia da fusione, sta per nascere e promette di rivoluzionare il mondo della ricerca scientifica. Questo colosso del calcolo, frutto di una collaborazione tra Cineca, un consorzio di 70 università e diverse istituzioni pubbliche, e Lenovo, si propone di raggiungere risultati straordinari nell’ambito della fusione nucleare. Situato nel Tecnopolo di Bologna, Pitagora avrà un ruolo fondamentale nel progetto europeo di Eurofusion, che mira a sviluppare tecnologie innovative per la produzione energetica sostenibile.
Il supercomputer Pitagora si preannuncia come un’avanguardia nella tecnologia di supercalcolo, progettato per posizionarsi tra i primi 50 al mondo. Installato presso il data center del Cineca di Casalecchio di Reno, la sua capacità computazionale sarà impressionante: si stima che riuscirà ad eseguire ben 27 milioni di miliardi di operazioni al secondo, un traguardo senza precedenti. Questa potenza di calcolo sarà dedicata a simulazioni numeriche avanzate nel campo della fisica del plasma, un aspetto cruciale per la fusione nucleare, ma anche all’analisi di materiali innovativi. Queste applicazioni sono essenziali per comprendere e sviluppare tecnologie di fusione nucleare sicure ed efficienti.
La fusione nucleare rappresenta una delle speranze più concrete per il futuro dell’energia pulita, permettendo un approccio sostenibile alla produzione di elettricità. Infatti, l’obiettivo di Eurofusion è quello di sviluppare strutture capaci di generare energia elettrica da fusione, un processo che sfrutta le stesse reazioni che avvengono all’interno del sole. La collaborazione fra diverse istituzioni, non solo italiane ma anche europee, rendono Pitagora un punto di riferimento per la ricerca internazionale nel settore energetico.
Il sistema di supercalcolo verrà equipaggiato con la tecnologia di raffreddamento a liquido Lenovo Neptune, scelta strategica che ridurrà il consumo energetico per il raffreddamento del sistema di almeno il 15%. Questo aspetto è particolarmente importante, soprattutto considerando il crescente interesse per la sostenibilità. La riduzione dei consumi energetici rappresenta un notevole passo avanti verso una gestione più responsabile delle risorse energetiche, una necessità nell’era della transizione ecologica. In un periodo in cui l’efficienza energetica è fondamentale, il ruolo di innovazioni come queste non può essere sottovalutato.
Inoltre, la selezione del supercomputer attraverso una gara pubblica competitiva dimostra l’impegno profuso nel garantire la massima qualità delle attrezzature. L’importanza di un supercomputer come Pitagora non si limita solo alla sua potenza, ma si estende anche all’impatto che avrà sulla comunità scientifica e industriale. La disponibilità di strumenti così avanzati permetterà di accelerare la ricerca e lo sviluppo di tecnologie cruciali, supportando così non solo il progresso scientifico, ma anche potenzialmente l’adozione di pratiche più sostenibili da parte di tutto il settore energetico.
Da quando nel 2016 è stato inaugurato Marconi, il primo supercomputer del Cineca con tecnologia Lenovo, un nuovo capitolo è stato aperto nella storia del supercalcolo in Europa. Questo consorzio è diventato un polo di riferimento per la produzione di energia da fusione, favorendo la cooperazione tra vari attori internazionali, incluso Enea, che rappresenta l’Italia in Eurofusion. Grazie a questa sinergia, si sta creando un ecosistema di ricerca dinamico, capace di affrontare le sfide del presente e del futuro in ambito energetico.
Il Tecnopolo di Bologna rappresenta il fulcro di questa attività, un’area dove sapere, innovazione e tecnologia si intrecciano, dando vita a progetti che potrebbero cambiare le sorti dell’energia nel mondo. La scelta di collocare Pitagora in questo contesto non è casuale ma strategica, dato il potenziale di attrazione per i ricercatori e le aziende, che trovano qui un ambiente fertile per l’innovazione. Allo stesso modo, la presenza di un supercomputer così potente attirerà senza dubbio talenti e progetti, stimolando ulteriormente la ricerca scientifica italiana e europea.
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