L’Optical Telescope Assembly è un sistema ottico all’avanguardia progettato per il telescopio spaziale Nancy Grace Roman. Basti pensare che il suo specchio primario ha un diametro di ben 2.4 metri, integrato con altri nove specchi secondari. Questi componenti, insieme alle strutture di supporto e all’elettronica sofisticata, lavorano congiuntamente per focalizzare la luce da fonti cosmiche distanti. Non è solo un pezzo di ingegneria ma una finestra da cui possiamo scrutare miliardi di oggetti celesti, rivelando segreti che altrimenti rimarrebbero nascosti nell’oscurità dell’universo.
Bente Eegholm, responsabile dell’ottica per l’assemblaggio del Roman presso il Goddard, ha dichiarato l’importanza del telescopio, descrivendolo come “di prima qualità” e dalle “grandi prestazioni ottiche” a basse temperature. Le sfide che affronta sono enormi, poiché dovrà operare in condizioni impossibili da replicare sulla Terra. Il telescopio sarà il pilastro della scienza che la missione di Roman realizzerà, una vera e propria pietra miliare nelle indagini astronomiche.
L’OTA non nasce in un giorno. Progettato e costruito da L3Harris Technologies a Rochester, New York, questo telescopio incorpora anche elementi di un vecchio sistema ottico, mai utilizzato, proveniente dal National Reconnaissance Office . Questo attrezzo è stato rispolverato e riadattato, trasformando risorse sottoutilizzate in uno strumento d’avanguardia per la ricerca spaziale. Vale la pena notare che il rifacimento dello specchio primario è stato un passo fondamentale per garantire che il telescopio incontrasse gli standard elevati richiesti per osservazioni infrarosse che possano fare la differenza nella comprensione dell’universo.
Josh Abel, ingegnere capo dei sistemi di assemblaggio dei telescopi ottici presso il Goddard, ha sottolineato l’importanza cruciale del design e delle prestazioni dell’OTA. Ogni singolo aspetto della sua ingegneria è stato pensato per affrontare le sfide che l’ambiente spaziale presenterà. La collaborazione tra il team di L3Harris e quello di Goddard è stata essenziale per garantire che tutto funzionasse in un’unica sinfonia. Dalla progettazione alla costruzione, la sinergia tra diversi esperti ha dato vita a un telescopio che promette di squarciare le tenebre dell’universo.
Il processo per assemblare e testare l’Optical Telescope Assembly non è stato affatto semplice. Ogni componente del sistema ottico è stato sottoposto a rigorosi test singolarmente prima di passare alla fase di assemblaggio finale, avvenuta nella prima metà dell’anno 2024. Questi test hanno avuto l’obiettivo di garantire un futuro successo, dove ogni specchio avrebbe dovuto essere allineato perfettamente una volta raggiunta la temperatura operativa nello spazio.
Tra i test effettuati, ci sono stati test vibrazionali per simulare le forti scosse e onde sonore tipiche di un lancio. Ma non è tutto: la valutazione del movimento degli attuatori, veri e propri piccoli gioielli di ingegneria che regoleranno gli specchi in orbita, ha animato le prove. Un ulteriore passo cruciale è stato quello di misurare i gas rilasciati durante il passaggio dal normale alla condizione di vuoto. Questi gas, se non monitorati, potrebbero contaminare il telescopio e compromettere i preziosi strumenti di ricerca.
L’intero processo è culminato in un test di vuoto termico della durata di un mese, dove ogni dettaglio è stato scrupolosamente osservato, per garantire che il telescopio potesse affrontare il rigore delle condizioni spaziali. Un’altra fase fondamentale è stata mantenere la temperatura costante, assicurando che l’ottica rimanesse stabile e quindi in grado di produrre immagini nitide. Per raggiungere questo obiettivo, è stata implementata una rete di quasi 100 riscaldatori distribuiti su tutto il telescopio, una strategia intelligente per gestire le sfide dell’ambiente spaziale.
Con l’Optical Telescope Assembly ora al Goddard, il progetto sta guadagnando slancio. A settembre, la NASA aveva già annunciato la conclusione dell’assemblaggio della struttura principale del Nancy Grace Roman Space Telescope, un pezzo essenziale dell’hardware conosciuto nel gergo tecnico come “bus”. Questo bus sarà responsabile della gestione delle operazioni del telescopio mentre naviga verso la sua destinazione definitiva.
In ottobre, un altro traguardo è stato raggiunto: l’installazione del coronografo, il Roman Coronagraph Instrument, che è stato montato con cura sull’Instrument Carrier di Roman. Questo dispositivo è progettato per mantenere allineati otticamente il telescopio e i due strumenti di Roman. A questo punto, l’integrazione dell’OTA sull’Instrument Carrier diventa il passo successivo cruciale. La scatola elettronica dell’assemblaggio, un vero e proprio cervello per il telescopio, sarà poi installata insieme agli altri componenti elettronici necessari per la missione.
Grazie a queste realizzazioni, la NASA rimane fiduciosa nel spingere il lancio verso maggio 2027, un evento che segnerebbe il debutto di un telescopio progettato per rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo. Con ognuno di questi passi che si avvicina all’obiettivo finale, ci si prepara a esplorare le enormi e affascinanti frontiere dello spazio come mai prima d’ora.
Le attese per l'iPhone 18 si intensificano, con focus sugli innovativi schermi LTPO e LTPO+…
Il 20 novembre 2024, l'ESA e la JAXA si sono incontrate a Tsukuba per discutere…
Guida alla cura dei gerani: scopri l'importanza della concimazione, le tecniche naturali e i consigli…
I petroglifi del Pizzo Tresero, risalenti all'Età del Bronzo e scoperti a 3.000 metri d'altitudine,…
La Groenlandia, la più grande isola del mondo, unisce bellezze naturali e cultura unica a…
Il Samsung QE55QN85DBTXZT, un televisore 4K da 55 pollici con tecnologia Mini LED e Gaming…