A un miliardo di anni luce dalla Terra, un’emozionante scoperta ha catturato l’attenzione della comunità scientifica: due enormi buchi neri, con una massa che supera di ben 40 milioni di volte quella del Sole, hanno letteralmente scomposto un’enorme nube di gas. Questo straordinario evento rappresenta la prima osservazione di questo tipo e si è potuto grazie ai dati collezionati dal telescopio spaziale Swift della NASA. L’Italia ha partecipato attivamente a questa iniziativa attraverso l’Agenzia spaziale italiana e l’Istituto nazionale di Astrofisica.
Un team di ricercatori ha formulato l’ipotesi che una nube di gas sia stata inghiottita dai due buchi neri. Secondo Lorena Hernández-García, ricercatrice al Millennium Institute of Astrophysics e leader dello studio, ciò che accade è che questi buchi neri “interagiscono con la nube, perturbando e consumando il suo gas”. Questo fenomeno rientra in una serie di oscillazioni periodiche che hanno generato il segnale, noto come AT 2021hdr. Analizzando tali segnali, gli astrofisici hanno potuto ricostruire la dinamica del fenomeno.
L’evidenza di questo evento rimase avvolta nel mistero dal 2021, anno in cui l’Osservatorio Palomar in California rilevò per la prima volta il segnale. All’inizio, si era pensato che il segnale fosse del tutto connesso alla distruzione di una stella che, avvicinandosi troppo a uno dei buchi neri, venne distrutta. Successivamente, la comunità scientifica ha convergito verso l’ipotesi molto più intrigante che a essere inghiottita fosse proprio una gigantesca nube di gas, di dimensioni incredibilmente superiori rispetto al sistema binario dei buchi neri stessi.
L’analisi dettagliata dei dati ha mostrato che la nube di gas è stata completamente distrutta durante l’interazione con i due voraci buchi neri: è stata ridotta in filamenti di gas che sono stati eventualmente espulsi a causa del movimento di rotazione dei due mostri dell’universo. Questo comportamento ha rivelato molto sulla natura delle forze gravitazionali in gioco e sulle oscillazioni che seguono gli eventi di consumo di gas. Gabriele Bruni, astrofisico dell’INAF di Roma, sottolinea come questo fenomeno sia senza precedenti e che, grazie alla sua durata e periodicità, si possa finalmente studiare “in diretta” l’evoluzione di questi sistemi.
In aggiunta, è stato messo in luce che i due buchi neri devono ancora affrontare un lungo viaggio: attualmente, si trovano nella galassia conosciuta con la sigla 2MASX J21240027+3409114e, a una distanza di ben 26 miliardi di anni luce. Molti esperti fanno notare che, sebbene siano lontani, si prevede che si fondano tra circa 70mila anni, un evento che potrebbe portare a ulteriori scoperte nell’astrodinamica e nella fisica dei buchi neri.
Questo secolo di osservazioni astronomiche ha aperto una finestra sull’incredibile mondo dei buchi neri e sull’energia misteriosa che circonda questi giganti fatevoli dell’universo. E quindi la scienza continua a spingersi oltre i limiti del conosciuto, svelando i segreti che l’universo ha da offrire.
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